Un viaggio nel mondo di un gruppo prezioso ma troppo a lungo demonizzato. Tra falsi miti, curiosità e sfide di conservazione
I pipistrelli sono un prezioso patrimonio di biodiversità in Italia. È essenziale preservarlo, non solo perché, come vedremo, molte specie sono a rischio, ma anche perché svolgono una funzione importantissima anche per noi e garantiscono l’equilibrio degli ecosistemi. Ecco perché è fondamentale conoscerli, sfatare le false credenze che li accompagnano, e imparare a proteggerli, insieme.
Quante specie di pipistrelli ci sono? Tantissime!
Costituiscono quasi il 30% dei mammiferi esistenti: sono l’ordine di mammiferi con il più elevato numero di specie dopo i roditori. Ad esclusione dei poli, hanno una distribuzione planetaria, e occupano gli ambienti più disparati.
In Italia sono presenti ben 35 specie. Di queste, però, quasi la metà è a rischio: 10 sono considerate vulnerabili (VU), 5 in pericolo (EN) e 1 in pericolo critico (CR) secondo la lista rossa della IUCN.
Perché i pipistrelli sono importanti anche per noi?
Le specie che vivono in Italia sono insettivore: questo li rende anche particolarmente utili per l’uomo. Una femmina gravida o in allattamento può infatti mangiare in una sola notte l’equivalente del suo peso in insetti, offrendo così un grande servizio all’agricoltura e all’uomo. Un servizio naturale e decisamente biologico!
Ma il 70% delle specie di chirotteri italiani è a rischio di estinzione. E i responsabili siamo noi: perdita e degrado degli habitat naturali dovuti al consumo di suolo e al disboscamento, uso massiccio di pesticidi per l’agricoltura e uccisione diretta sono le principali cause del declino di intere popolazioni.
I pipistrelli sono pericolosi? Falso!
Nonostante l’alto valore conservazionistico dei pipistrelli, persistono maldicenze ancora inspiegabilmente molto vive nell’immaginario collettivo. Si tratta solo di superstizioni: i chirotteri sono animali selvatici e non hanno nessun interesse a entrare in contatto con le persone. Soprattutto, non si avvicineranno mai a noi spontaneamente!
I chirotteri sono tanto riservati e discreti quanto affascinanti ed eccezionali. Unici mammiferi capaci di volo attivo, abile e preciso, sono in grado di evitare accuratamente uno scontro con un essere umano. E no, non sono minimamente interessati ad attaccarsi ai nostri capelli! Questa è infatti una delle tante leggende che si sono diffuse a causa della cattiva informazione e dell’elusività di questi animali notturni, che li rende ai nostri occhi oscuri e misteriosi.
È dal medioevo che l’arte conferisce ai demoni ali di pipistrello, e la letteratura (Dracula, l’esempio più famoso) non ha dato loro una grande fama.
Ma i chirotteri non sono gli unici animali cui è toccata questa sorte. Si pensi ad esempio ai rapaci notturni, che portano ancora il segno della sventura addirittura nel nome: la strige (anche mormos, in latino strix), nelle leggende dell'antica Roma, era un uccello notturno di cattivo auspicio che si nutriva di sangue e carne umana. Il nome in greco significa "gufo" (στρίξ, con il tema τρίζω che significa "stridere"), con il quale viene spesso confusa. Il nome stesso della famiglia (Strigidae) proviene da questo uccello, come anche il nome scientifico dell'allocco (Strix aluco). "Strix" o "striga" derivano dal termine greco che ha dato vita alla parola italiana "strega" e all'albanese shtriga.
È vero che i pipistrelli sono ciechi? Per niente!
Semplicemente usano un sistema diverso per orientarsi in ambienti in cui gli occhi sono poco utili a causa del buio: l’ecolocalizzazione, lo stesso sistema che usano ad esempio i capodogli. Come funziona? Gli animali emettono un breve suono che lungo il suo percorso incontrerà un ostacolo; il suono viene così riflesso e torna indietro sotto forma di eco. A questo punto l’animale che lo ha emesso sarà in grado di calcolare la distanza dell’ostacolo in base al tempo di ritorno dell’eco. Il pipistrello usa questo sistema soprattutto per cacciare: va incontro alla preda accelerando il ritmo di emissione degli impulsi per aggiornare velocemente la sua posizione rispetto ad essa. Più si avvicina, più aumenta il ritmo di ripetizione, come una rapida scarica di impulsi ultrasonori. Ne risulta una sorta di “trillo di alimentazione”, più noto come feeding buzz.
Un’altra peculiarità dei chirotteri è che gli occhi, di piccole dimensioni soprattutto nelle specie che cacciano in volo, percepiscono la luce debole. La loro sensibilità alla luce è simile a quella di topi e ratti: possono infatti distinguere oggetti della grandezza di un centimetro entro pochi metri. La vista è utile sulle lunghe distanze, durante i voli lunghi, le migrazioni e per orientarsi nel paesaggio sfruttando gli elementi lineari come siepi e corsi d’acqua, che vengono utilizzati come punti di riferimento. Alcune specie che cacciano ad esempio nel fogliame, come l’orecchione bruno (Plecotus auritus), utilizzano la vista insieme all’ascolto passivo.
Sono tutt’altro che ciechi, quindi!
Nome, etimologia, ali
Il nome scientifico che identifica i pipistrelli è chirotteri: il termine scientifico Chiroptera deriva dalle due parole greche χείρ chéir, "mano" e πτερόν pterón, "ala", con chiara allusione alla peculiarità dell'arto superiore. Le ali infatti sono formate dalle ossa delle dita molto allungate, unite da una membrana di pelle (patagio). Il pollice rimane piccolo e fuori dalla membrana, è provvisto di un’unghia e aiuta gli animali negli spostamenti a terra o negli anfratti che utilizzano come rifugio.
Il patagio si estende fino ai fianchi del corpo e agli arti inferiori. In gran parte delle specie esiste un'ulteriore membrana tra le zampe, chiamata membrana interfemorale o uropatagio, e che talvolta può incorporare la coda. Solitamente alla base della caviglia è posizionato uno sperone cartilagineo, che permette il dispiegamento e la sostentazione di tale membrana.
Le proporzioni alari variano notevolmente tra le diverse specie: ali lunghe e strette (come quelle delle rondini) servono ai pipistrelli che hanno bisogno di grande autonomia e percorrono lunghe distanze in spazi aperti, oppure ali corte e larghe, simili a quelle delle farfalle permettono di fare manovre rapide e con improvvisi cambi di direzione, specialmente nella fitta vegetazione o in presenza di ostacoli molto vicini tra loro.
Lunga vita ai pipistrelli
I chirotteri, nonostante le piccole dimensioni, hanno una vita straordinariamente lunga. In generale, nei mammiferi le specie dotate di massa corporea più grande vivono più a lungo, mentre i più piccoli hanno una vita più breve. Eppure sono stati documentati casi in natura di pipistrelli che hanno superato i 20 anni.
Questo è collegato al particolare ciclo vitale dei pipistrelli. Nella stagione invernale, alle nostre latitudini, i pipistrelli vanno in letargo, abbassando il loro metabolismo per resistere alla stagione avversa con basse temperature e scarsità di prede. Sfruttano la condizione di torpore durante tutto il corso dell’anno, nelle ore diurne, per ridurre il consumo di energia.
Cosa fare se incontro un esemplare o una colonia in difficoltà?
Sul sito del Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri (GIRC) è riportato un elenco di esperti da contattare a seconda della Regione.
Gli esperti spiegano in dettaglio le norme di comportamento da osservare. Inoltre Regione Lombardia, con il progetto LIFE IP GESTIRE 2020, ha messo in campo molte importanti azioni per la tutela dei chirotteri. Tra questa, l’apertura dello “Sportello pipistrelli”, che fornisce informazioni e tutte le indicazioni necessarie sul soccorso di esemplari in difficoltà.
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