Dal Green Deal, alla prima Legge sul Clima europea fino a Next Generation EU, più noto come il discusso Recovery Fund: ecco gli strumenti dell’Europa per condurci verso il futuro
Un “Patto Verde” per l’Europa: questo è il Green Deal, di cui si è molto parlato negli ultimi mesi. A partire da dicembre 2019, quando viene pubblicata la Comunicazione n.640/2019, dal titolo "Il Green Deal europeo".
Parte integrante della strategia della Commissione Europea per l’attuazione dell’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il Green Deal è un modello di crescita efficiente e sostenibile che la Commissione Europea ha varato per contrastare i cambiamenti climatici e proteggere l'ambiente, e per far sì che l’Europa possa diventare, entro il 2050, il primo continente a impatto climatico zero.
Un obiettivo ambizioso: per raggiungerlo è necessario agire a tutti i livelli territoriali e sociali, un dovere che la politica e la società non possono più ignorare.
Un’esigenza che parte dalla consapevolezza dei cittadini
Nel 2019, da un sondaggio Eurobarometro della Commissione europea, è emersa la preoccupazione dei cittadini europei per le conseguenze dei cambiamenti climatici e per il degrado ambientale.
Questa consapevolezza ha spinto la Commissione Europea ad affrontare i problemi legati al clima e all'ambiente. Il cambiamento climatico e l’inesorabile perdita di biodiversità non sono più solamente un affare degli ambientalisti, ma la sfida globale di questa generazione. Negli ultimi 40 anni la fauna selvatica si è ridotta del 60% e, degli otto milioni di specie presenti sul pianeta, un milione è a rischio di estinzione. E intanto intere foreste e oceani sono consumate e distrutte dall'inquinamento .
Il Green Deal europeo è la risposta a questa emergenza: una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l'UE in una società più giusta e prospera, dotata di un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva.
Non una ristrutturazione, ma una trasformazione
Il piano mira a indirizzare e progettare le future politiche europee, trasformando un sistema economico che con la pandemia ha finalmente mostrato tutta la sua fragilità. E puntando su quelle che oggi sono delle vere e proprie necessità: la transizione ecologica e la digitalizzazione.
Accanto al Green Deal, altre due comunicazioni segnano la direzione indicata dalla Commissione Europea: la 562/2020 sul clima (“Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l'Europa - Investire in un futuro a impatto climatico zero nell’interesse dei cittadini”) e la 380/2020 sulla biodiversità (“Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 Riportare la natura nella nostra vita”).
L'azione per il clima è al centro del Green Deal europeo: riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, investimenti nella ricerca e nell'innovazione fino agli interventi per preservare l'ambiente naturale dell'Europa. Le prime iniziative dell'azione per il clima nell'ambito del Green Deal comprendono:
• la legge europea sul clima, per inserire nel diritto dell'UE l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050
• il patto europeo per il clima per coinvolgere i cittadini e tutte le parti della società nell'azione per il clima
• il piano degli obiettivi climatici 2030 per ridurre ulteriormente le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030
In tema di biodiversità, la strategia si pone l’obiettivo di aumentare la protezione del territorio – sulla terra ferma e in mare – del 30% entro il 2030, formulando strategie di resilienza attraverso:
• il ripristino di ecosistemi marini e terrestri degradati
• l’aumento dell’agricoltura biologica
• l’arresto del declino degli impollinatori
• la riduzione del 50% dei pesticidi
• il ripristino di almeno 25.000 km di fiumi a scorrimento libero
• la piantumazione di 3 miliardi di alberi entro il 2030
• lo sblocco di 20 miliardi di euro l’anno per la biodiversità
La nuova strategia di crescita dell’Europa fonda la corsa alla sostenibilità oltre che sul pilastro della biodiversità (Biodiversità 2030) anche sul sistema alimentare, con il cosiddetto “Farm to Fork”.
"La crisi del coronavirus ha dimostrato la vulnerabilità di tutti noi e l'importanza di ripristinare l'equilibrio tra l'attività umana e la natura. La strategia sulla biodiversità e la strategia Dal produttore al consumatore sono il fulcro dell'iniziativa Green Deal e puntano a un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari e biodiversità: proteggere la salute e il benessere delle persone e, al tempo stesso, rafforzare la competitività e la resilienza dell'UE. Queste strategie sono una parte fondamentale della grande transizione che stiamo intraprendendo”. Sono le parole di Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, e dimostrano come un sistema alimentare più sano e sostenibile rappresenti una pietra angolare del “patto verde”. In linea con l’obiettivo 2 dell’Agenda 2030, l’Europa promuove il cibo come strumento fondamentale non solo per la salute umana, ma anche per quella dell’intero pianeta, garantendo che gli europei possano contare su alimenti sani, economicamente accessibili e sostenibili, assicurando un giusto compenso economico nella catena alimentare e potenziando l'agricoltura biologica.
Tra le priorità del “Farm to Fork”:
• ridurre l’uso dei pesticidi più pericolosi del 50% entro il 2030
• ridurre l’uso dei fertilizzanti e la perdita dei nutrienti nel suolo
• ridurre del 50% le vendite di sostanze antimicrobiche per gli animali di allevamento e l'acquacoltura entro il 2030 (la resistenza antimicrobica collegata all'uso di antimicrobici nella salute umana e animale causi 33.000 vittime nell'UE ogni anno)
• far sì che il 25% del totale dei terreni agricoli sia dedicato all'agricoltura biologica entro il 2030
Verso la ripresa con un Piano di resilienza
La transizione green oggi non è un’opzione: è una direzione obbligata. E il risanamento della natura sarà un elemento centrale nel piano di ripresa dalla pandemia.
La Commissione ha calcolato che la natura fornisce la metà del PIL mondiale: 40 miliardi di euro. Si chiamano “servizi ecosistemici”, i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano, e sono un concetto fondamentale nella valutazione delle relazioni tra risorse ambientali, sistemi economici e azioni di governance.
Per la realizzazione di tutto ciò l’Europa mette in campo uno specifico strumento finanziario per la ripresa: “Next Generation EU”, meglio conosciuto in Italia come Recovery Fund.
I fondi provenienti da Next Generation EU saranno investiti sulla base di tre pilastri, attraverso 390 miliardi di euro di sovvenzioni e 360 miliardi di euro di prestiti agli Stati membri.
Il primo pilastro consiste nel sostenere gli Stati membri nella ripresa: con una dotazione di 672,5 miliardi di euro, ripartita tra sovvenzioni e prestiti. Questo aiuterà gli Stati membri a realizzare gli investimenti e le riforme indispensabili per una ripresa sostenibile. I fondi serviranno a sostenere i lavoratori e le piccole/medie imprese, i sistemi sanitari e le transizioni verde e digitale, e saranno disponibili in tutti i settori, dal turismo alla cultura.
Con il secondo pilastro si vuole rilanciare l’economia e favorire gli investimenti privati. Un nuovo strumento di sostegno alla disponibilità economica, con una dotazione di 31 miliardi di euro, mobiliterà risorse private per fornire sostegno urgente alle imprese. Gli investimenti saranno destinati alle imprese dei settori, delle regioni e dei paesi più colpiti.
Il terzo pilastro: imparare dalla crisi. La Commissione propone di istituire un nuovo programma a sé stante, “UE per la salute” (EU4Health), che investirà nella prevenzione, nella preparazione alle crisi, nell’aggiudicazione di farmaci e dispositivi essenziali e nel miglioramento dei risultati sanitari a lungo termine.
Per sostenere in modo più efficace i nostri partner mondiali, si potenzieranno lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale e lo strumento per gli aiuti umanitari.
Un’occasione unica per un cambio di rotta definitivo
La presidentessa della Commissione Europea Ursula von der Leyen, a conferma della priorità sull’ambiente, ha sottolineato come i piani nazionali (gli Stati membri elaboreranno piani di nazionali di ripresa e resilienza ad hoc), dovranno prevedere investimenti nell’adeguamento tecnologico e nella crescita sostenibile per la società e l’ambiente. Ha suggerito inoltre di innalzare a 37% gli investimenti ambientali e di aumentare il target di riduzione delle emissioni da 40% a 55% per il 2030 al fine di poter raggiungere il 2050 con zero emissioni a livello europeo.
La pandemia forse non ci renderà “persone migliori” – come si diceva un anno fa, quando tutto è cominciato – ma ci ha senz’altro posto di fronte ai limiti del nostro sistema e ci ha obbligato a trovare una nuova via. Stiamo vivendo una delle più grandi sfide dell’umanità e dobbiamo essere in grado di cogliere le opportunità che ne derivano. In quest’ottica, Next Generation EU è un’occasione unica: perché un pacchetto di risorse tanto ingenti per riformare i Paesi europei forse non si presenterà mai più.
Fonti
i) gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC): relazione speciale sull'impatto di un aumento del riscaldamento globale di 1,5 ºC
ii) piattaforma intergovernativa di politica scientifica per la biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES): relazione di valutazione globale sulla biodiversità e i servizi ecosistemici del 2019
iii) gruppo internazionale per le risorse (International Resource Panel): Rapporto sulle prospettive in materia di risorsea livello mondiale 2019: risorse naturali per il futuro che vogliamo
iv) Agenzia europea dell'ambiente: l'ambiente in Europa -stato e prospettive nel 2020 -conoscenze per la transizione verso un'Europa sostenibile.
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