Il nuovo report speciale dell’IPCC approfondisce il legame tra cambiamenti climatici, desertificazione, uso del suolo e sicurezza alimentare.
Il legame dell’uomo con la terra non è una novità. Oltre il 70% della superficie terrestre non coperta dal ghiaccio è sfruttata dall’uomo. Ci affidiamo ad essa per il cibo e l’acqua; da essa dipende la nostra salute e il nostro benessere. Ed è proprio la terra, elemento essenziale del nostro pianeta, ad essere una delle risorse più minacciate dai cambiamenti climatici. Per questo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha dedicato un report speciale a “Cambiamento climatico e territorio”, il secondo dopo quello sul riscaldamento globale a 1.5°C. Il nuovo report è stato presentato l’8 agosto a Ginevra al termine di un processo che per oltre due anni ha visto impegnati 107 scienziati provenienti da 52 stati di tutto il mondo. In questi mesi gli esperti hanno analizzato più di 7.000 articoli scientifici per stabilire come l’uso del suolo da parte dell’uomo contribuisca al cambiamento climatico e come la crisi climatica stia modificando il territorio.
Desertificazione, degrado del suolo e sicurezza alimentare sono al centro del report. In un mondo in cui la pressione delle attività umane sull’ambiente è sempre più intensa, gli scienziati ci dicono che circa 500 milioni di persone vivono in aree già colpite dalla desertificazione. Queste zone aride, e le popolazioni che ci vivono, sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici e agli eventi meteorologici estremi come siccità, ondate di calore e tempeste di sabbia. E non finisce qui: pratiche di utilizzo del suolo non sostenibili, come l’agricoltura intensiva, contribuiscono per il 23% alle emissioni umane di gas serra.
Come ripetuto più volte dagli scienziati dell’IPCC, dalla corretta gestione del suolo possono derivare delle soluzioni alla crisi climatica in corso. Basti pensare che i processi naturali del suolo assorbono un terzo dell’anidride carbonica emessa dai combustibili fossili e dall’industria. Per affrontare i cambiamenti climatici servono quindi azioni integrate: molti interventi di mitigazione e adattamento infatti agiscono contemporaneamente sulla desertificazione, sul degrado del suolo e sulla sicurezza alimentare. Tutti i modelli per limitare l’aumento della temperatura a 1.5°C, o comunque entro i 2°C, prevedono azioni legate al territorio come la riduzione della deforestazione, la riforestazione e la gestione sostenibile del territorio.
Una migliore gestione del territorio contribuisce anche alla lotta contro la fame. La terra che stiamo già sfruttando sarebbe sufficiente per sfamare tutta la popolazione mondiale, ma è necessario cambiare alcuni nostri comportamenti. L’IPCC stima infatti che il 25-30% del cibo prodotto sia attualmente perso o buttato. Ridurre queste perdite e sprechi significa diminuire il nostro impatto sul pianeta e garantire l’accesso al cibo per milioni di persone in tutto il mondo. Anche le nostre scelte alimentari sono importanti: le diete bilanciate con alimenti come cereali, legumi, frutta e verdura e alimenti di origine animale prodotti in modo sostenibile esercitano meno pressione sul territorio.
Proteggere il suolo è un’azione tanto urgente quanto necessaria. È questo uno dei settori in cui Oikos concentra il proprio intervento, in Italia e nel mondo da più di vent’anni.
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