Guardiani dei pascoli: imprenditoria femminile per il recupero delle praterie
Le savane che si estendono tra i Parchi Nazionali Manyara e Tarangire del nord della Tanzania sono corridoi faunistici vitali, che connettono ecosistemi ricchi di fauna selvatica, con molte specie a rischio di estinzione: elefanti, leoni, leopardi, ghepardi e licaoni. Queste aree supportano migliaia di famiglie di pastori e il loro bestiame. Ma negli ultimi due decenni, cambiamenti sociali e ambientali minacciano la sopravvivenza di fauna selvatica, bestiame e comunità.
L’aumento della popolazione umana corrisponde ad un aumento di bestiame, e l’incessante degrado del territorio (il 15% del totale) mette a rischio la principale fonte di reddito della popolazione.
A pagare il prezzo più alto sono le donne, ancora fortemente discriminate dalla cultura patriarcale e sprovviste di opportunità economiche. Sono però anche le custodi di valori sociali, culturali ed ambientali: è a loro che ci rivolgiamo con questo progetto pilota, per renderle promotrici principali del ripristino e della gestione sostenibile dei pascoli.
Nell’ecosistema Tarangire-Manyara, le variazioni meteorologiche estreme, aggravate dai cambiamenti climatici, rendono la pastorizia di sussistenza una pratica economica ad alto rischio. Le popolazioni di fauna selvatica diminuiscono e con esse gli equilibri della vegetazione, i pascoli non sono più nutrienti e nuove piante invadono le aree di pascolo più degradate, rendendolo inutilizzabile. L’agricoltura di sussistenza si espande aggravando ulteriormente il degrado: le savane, in generale non idonee all’agricoltura, una volta coltivate, si riducono ad appezzamenti di terra sterili. Questo meccanismo, del tutto insostenibile, alimenta una spirale di degrado e povertà che penalizza soprattutto le donne, i soggetti più fragili e vulnerabili in una società fortemente patriarcale.
Una risorsa chiave per proteggere i pascoli
In collaborazione con l’Università di York e l’Ujamaa Community Resource Team, stiamo lavorando assieme a 60 donne Maasai per ripristinare i territori degradati e assicurare così il sostentamento delle comunità agro-pastorali. Tutto parte dalla formazione: attraverso corsi specifici, le donne stanno apprendendo soluzioni efficaci e sostenibili per recuperare i pascoli più degradati nei propri villaggi. Saranno poi loro a condividere gli insegnamenti appresi alle altre donne della comunità. I risultati sono tangibili: attraverso il duro lavoro delle donne, i primi 100 ettari di savana sono stati liberati dalle piante invasive; le piogge, ormai imminenti, consentiranno ai semi naturalmente presenti nel suolo di germinare.
Da questi terreni le donne riescono a trarre un piccolo reddito, derivato sia dalla vendita dell’erba sia dai nuovi pascoli, ora riservati alle capre e alle pecore di loro proprietà. Grazie alla nuova conoscenza e abilità nel recupero di pascoli degradati, le 60 donne diventeranno una componente chiave nei processi decisionali delle comunità pastorali.
Formazione per capifamiglia e per guardiani dei pascoli
La salute dei pascoli e quella delle mandrie sono strettamente dipendenti l’uno dall’altro. Attraverso corsi di formazione dedicati, i capifamiglia uomini stanno imparando a identificare e monitorare i segnali di degrado ambientale, e strategie per ridurre rischi ambientali, che hanno pesanti ricadute sulla sicurezza alimentare.
Sono stati inoltre formati 4 nuovi guardiani della salute dei pascoli in ogni villaggio: si tratta di giovani, uomini e donne, selezionati dalle comunità, che oggi aiutano i comitati di gestione dei pascoli con informazioni tempestive e utili ad adattare la gestione dei pascoli ai cambiamenti climatici.
Tutela dei pascoli a scuola
La tutela di ecosistemi fragili parte anche dai banchi di scuola: per questo promuoviamo percorsi di sensibilizzazione rivolte a circa 2000 studenti di primarie e secondarie del territorio. Frutti inattesi della campagna, 3 scuole primarie che hanno richiesto il nostro supporto per migliorare le condizioni di 40.000 metri quadri di pascolo di pertinenza.
L’ecosistema Tarangire-Manyara è una risorsa essenziale: proteggerlo è dovere di tutti, ed è un lavoro di squadra.
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