Il nostro staff al lavoro in Myanmar per sviluppare un sistema di gestione sostenibile insieme alle comunità locali
Discariche improvvisate costruite senza alcun criterio di sostenibilità ambientale, canali e rigagnoli ricolmi di immondizia, odore di plastica bruciata nelle città, rifiuti ammucchiati ai bordi dei villaggi e sulle spiagge. Come in molte altre aree del Sud Est asiatico, anche in Myanmar i rifiuti sono un grave problema sociale e ambientale.
Per due settimane il nostro staff, in collaborazione con l’associazione locale Thant Myanmar, ha lavorato in sei villaggi del distretto di Kawthaung (Regione di Tanintharyi, nel sud del Paese) per sensibilizzare le comunità sull’impatto e sulla riduzione dei rifiuti e sviluppare, attraverso un approccio partecipativo, un sistema di gestione consono alle necessità delle singole comunità.
Abbiamo deciso di affrontare il problema lavorando su due fronti. Da una parte assistiamo gli abitanti dei villaggi a impostare il loro primo sistema di gestione dei rifiuti a livello comunitario. In ogni villaggio saranno posizionate delle compostiere realizzate con le reti da pesca dismesse e sarà costruito un inceneritore a piccola scala ad alto rendimento. In queste aree rurali remote, con connessioni alle discariche dissestate o assenti, bruciare i rifiuti per ora rappresenta l’unica soluzione ma, migliorando l’efficienza della combustione, le sostanze tossiche rilasciate nell’aria saranno ridotte.
Dall’altro lato i nostri operatori continuano a promuovere senza sosta campagne di sensibilizzazione e workshop sulla riduzione dei rifiuti, per incoraggiare gli abitanti dei villaggi a non usare plastica monouso e a trovare soluzioni alternative sostenibili.
«Le comunità che abbiamo incontrato sono molto partecipi e motivate a risolvere il problema dei rifiuti che sommergono i loro villaggi», hanno commentato i nostri field officer. «I capi villaggio ci hanno accolto e stanno lavorando perché il cambiamento necessario parta proprio dalle loro comunità».
L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto STAR, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
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