Nuotano negli oceani da 400 milioni di anni, rappresentano un sorprendente successo evolutivo: gli squali
Le caratteristiche dello squalo come lo conosciamo oggi hanno un’origine molto antica. Siamo nel Devoniano e tra pesci primitivi, simili a creature fantastiche di molti film, e giganteschi artropodi, si fanno strada i primi antenati dei pesci moderni. In questo periodo le classi di pesci che conosciamo oggi sono già tutte presenti ed è proprio in questo arco di tempo che fanno la loro comparsa sulla Terra i primi squali.
Oggi sono i pesci viventi più antichi, comparsi sulla Terra 400 milioni di anni fa e rimasti praticamente immutati da 250 milioni di anni. Non ci si deve fare ingannare dal loro aspetto e dalle caratteristiche “primitive” della loro struttura anatomica, immutata nei secoli, perché sono proprio queste che gli hanno permesso di sopravvivere oltre 400 milioni di anni: un vero e proprio successo evolutivo!
Spesso si sente dire che “se uno squalo smette di nuotare può morire”. Ed è vero: se uno squalo pelagico (che vive nella colonna d’acqua) non potesse nuotare, le forze fisiche che lo spingono verso l’alto per tenerlo a galla non agirebbero ed andrebbe a fondo. La conseguenza più grave sarebbe l’impossibilità di respirare: gli squali pelagici tengono la bocca semi aperta durante il nuoto permettendo all’acqua di entrare, passare attraverso le branchie (dove viene scambiato l’ossigeno) e uscire dalle fessure branchiali. Nuotare è quindi indispensabile per gli squali pelagici, non solo per il galleggiamento, ma anche per la respirazione: nuotare significa sopravvivenza.
Gli squali (Chondrichthyes), sono pesci cartilaginei, come suggerisce il nome di derivazione greca. Il loro scheletro cioè, non è fatto di ossa, ma di una cartilagine leggermente calcificata, più leggera e flessibile di uno scheletro osseo. Questa caratteristica è essenziale per un pesce senza vescica natatoria, l’organo idrostatico che permette ai pesci ossei di regolare il galleggiamento. Gli squali infatti non hanno questo organo perché è comparso solo successivamente nei pesci ossei come struttura omologa al polmone e uno scheletro leggero è sicuramente più vantaggioso.
In effetti, senza la vescica natatoria, il solo scheletro cartilagineo non basterebbe a garantire il galleggiamento di uno squalo e a questo punto è la fisica a venire in aiuto: le forze che durante il nuoto agiscono sulle pinne pettorali e sulla coda degli squali, sommate insieme, danno una forza che “spinge” il corpo dello squalo verso l’alto.
Il fegato dello squalo è ricco di uno speciale olio: lo squalene. Essendo meno denso dell'acqua contribuisce a sostenere il peso dello squalo, per farlo nuotare in maniera agevole. Il nome – “squalene” – si riferisce agli squali proprio perché è stato scoperto all’interno del loro fegato, ma in realtà lo troviamo anche nei vegetali come i semi di amaranto, crusca di riso, germe di grano e olive e in tutti gli organismi superiori, inclusi gli esseri umani.
Il corpo di tutti gli squali è ricoperto di minuscole scaglie embriciate, dette scaglie placoidi, con la punta rivolta verso la coda. La loro particolare struttura rende l’attrito dell’acqua sul corpo minimo e il dispendio energetico impiegato durante il nuoto più basso, aumentando di molto la loro velocità. Un “vantaggio” sfruttato anche da diverse aziende di abbigliamento tecnico sportivo per realizzare mute per nuotatori olimpici con caratteristiche simili nella trama del tessuto. Le scaglie placoidi degli squali ne ricoprono interamente il corpo, fino alla bocca, diventando di fatto i denti stessi dello squalo. È per questo motivo che hanno più file di denti, sostituite man mano che cadono per l’usura. Questo è possibile proprio perché derivano dal tessuto dermico e non da quello osseo come i nostri denti.
Ma le incredibili caratteristiche dello squalo riguardano anche i suoi sensi: in questo caso è proprio il caso di parlare di “sesto senso”. Grazie alle ampolle di Lorenzini (scoperte e descritte da Stefano Lorenzini nel 1678), squali e razze riescono a individuare i campi elettromagnetici prodotti dalle prede e sono in grado di percepire il campo magnetico terrestre per orientarsi.
Le ampolle di Lorenzini sono organi situati nella parte anteriore della testa, visibili esternamente come piccoli pori, internamente collegati da una rete di canali a piccole sacche piene di gel elettro-conduttivo.
Presente anche nei pesci ossei, invece, è il sistema della linea laterale: un solco visibile lungo tutto il fianco dell’animale, dalle branchie alla coda. Si tratta di un insieme di organi sensibile alle vibrazioni a bassa frequenza e alle onde di pressione generate dal movimento di corpi nell’acqua. Il sistema della linea laterale trasforma questi stimoli in segnali nervosi e fornisce all’animale diverse informazioni: presenza di ostacoli, predatori e qualsiasi spostamento che generi una variazione nella pressione dell’acqua circostante.
Quando si parla di squali e delle loro peculiarità biologiche sembra quasi di avere a che fare con dei “super poteri”. Sono invece il risultato dell’adattamento e di processi evolutivi lunghi milioni di anni che hanno travato in un questo complesso sistema di caratteristiche uniche la ricetta perfetta per la sopravvivenza, alla quale noi umani troppo spesso poniamo ostacoli.
Rezza, A. C. (A cura di). (s.d.). Influenza A e vaccinazione, gli esperti spiegano cos’è lo squalene. Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate, ISS.
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