Un allarme che ci riguarda tutti


Secondo il primo rapporto IPBES sulla biodiversità un milione di specie animali e vegetali potrebbero sparire nel giro di pochi decenni

La biodiversità sul nostro pianeta sta diminuendo con un tasso senza precedenti nella storia. Un milione di specie animali e vegetali, una su otto, sono a rischio di estinzione. L’allarme arriva dal gruppo intergovernativo per la biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) che si è riunito dal 29 aprile al 4 maggio a Parigi per approvare il primo rapporto delle nazioni unite su questi temi. 
I giorni di lavoro nella capitale francese sono stati solo il culmine di un lavoro immenso durato tre anni in cui 145 esperti provenienti da 50 nazioni hanno esaminato 15.000 studi. La valutazione arriva a distanza di 15 anni dal precedente Millenium Ecosystem Assessment pubblicato nel 2005. 


Le cifre contenute nel rapporto sono impressionanti: il 75% degli ecosistemi terrestri e il 66% degli ambienti marini sono già stati significativamente modificati dalle azioni dell’uomo; più del 40% delle specie di anfibi, il 33% dei coralli e più di un terzo dei mammiferi marini sono a rischio di estinzione. «La salute degli ecosistemi da cui noi e tutte le altre specie dipendiamo si sta deteriorando più rapidamente che mai», ha commentato Robert Watson, presidente dell’IPBES, «stiamo erodendo le fondamenta stesse delle nostre economie, dei nostri mezzi di sussistenza, della sicurezza alimentare, della salute e della qualità della vita in tutto il mondo».


Per la prima volta gli esperti hanno anche tracciato la classifica dei fattori che più influiscono sulla perdita di biodiversità a livello globale: in cima troviamo i cambiamenti nell’uso del suolo e del mare a causa delle attività dell’uomo, a seguire lo sovrasfruttamento delle risorse animali o vegetali, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e le specie alloctone invasive.


Oltre a mappare lo stato di conservazione della biodiversità globale, il report dell’IPBES contiene un elenco di azioni integrate da attuare per mettere in campo politiche ambientali e iniziative più sostenibili.  
Secondo gli autori, in agricoltura queste dovrebbero prevedere incentivi per le buone pratiche agricole che assicurano la conservazione del suolo e delle specie come l’agricoltura biologica o l’approccio agroecologico. Per quanto riguarda gli ambienti acquatici gli esperti raccomandano la riduzione dell’inquinamento delle acque, il recupero degli stock ittici sovrasfruttati, la lotta contro le pratiche di pesca dannose e illegali. Nelle zone urbane il rapporto sottolinea l’importanza di mantenere la connettività ecologica costruendo infrastrutture e sistemi di trasporto a basso impatto paesaggistico e aumentando gli spazi verdi urbani.


Oikos è estremamente consapevole della necessità di tutelare la biodiversità, per il futuro del pianeta, ma anche dell’uomo. Per questo da più di venti anni ci prendiamo cura degli habitat terrestri e acquatici, delle specie vegetali e animali che li abitano e promuoviamo un uso responsabile delle risorse naturali. Condividendo appieno l’auspicio di Robert Watson: «Non è troppo tardi per fare la differenza ma solo se iniziamo ad agire adesso a tutti i livelli, da quello locale fino alla scala globale. Con dei cambiamenti radicali la natura può essere ancora conservata, recuperata e usata sostenibilmente». 
 

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