Il contrasto a frane e inondazioni, la purificazione dell’acqua, la fornitura di cibo e principi attivi utili a curarci. Veri e propri servizi che gli ecosistemi ci offrono senza chiederci nulla in cambio. E che ci ricordano quanto la tutela della biodiversità sia importante anche per la nostra stessa sopravvivenza.
Economia ecologica: il valore economico della natura
Anche se ecologia ed economia condividono una radice comune (oikos, che significa “casa” e che, non a caso, è anche il nome della nostra organizzazione), nel corso della storia hanno percorso strade diverse, spesso divergenti a causa del pregiudizio che la salvaguardia dell'ambiente possa ostacolare la crescita economica e viceversa. Per cercare di invertire questa tendenza e permettere un’integrazione tra le due discipline, sul finire del secolo scorso è nata l’economia ecologica. Si è sviluppata nel tentativo di trovare una sintesi tra economia ed ecologia attraverso la condivisione di metodologie di studio e linguaggi, partendo da un’unità comune: l’ecosistema.
In ecologia, l’ecosistema è l’unità funzionale formata dall’insieme degli organismi viventi e delle sostanze non viventi, sulla quale da qualche decennio sono impostate le strategie di conservazione: si pensi alla Direttiva Habitat dell’Unione Europea, che sposta la tutela al livello superiore a quello di specie. Ma anche la relativamente recente economia dell’ambiente ha focalizzato l’attenzione sul valore generato da beni e servizi derivanti dagli ecosistemi. Certo è più facile stabilire il valore commerciale del legname, magari pregiato, che si ricava dal taglio di una foresta tropicale, ma spostare l’attenzione ad un livello superiore di organizzazione della vita - l’ecosistema appunto - permette di attribuire un valore economico anche agli altri benefici che quella foresta fornisce, come per esempio i prodotti forestali non legnosi (frutti, resine, erbe medicinali), il cibo per le comunità locali (frutta, noci, piante commestibili), il sequestro del carbonio, la regolazione del ciclo dell’acqua. E ancora, il controllo dell'erosione, gli habitat per moltissime specie animali e vegetali, la fertilità del suolo grazie alla decomposizione della materia organica, opportunità per il turismo e l'educazione ambientale, l’ambiente di vita per le culture indigene. Anche se in molti casi si tratta di servizi non immediatamente “monetizzabili”, assegnare un valore monetario alle risorse naturali è l’approccio che si è scelto di adottare per inserire la componente ambientale nei discorsi politici e nei processi economici. Il merito va all’imponente lavoro condotto prima nell’ambito del Millenium Ecosystem Assessment - MEA e poi del The Economics of Ecosystems and Biodiversity Ecological -TEEB.
Oggetto della valutazione di tipo economico sono dunque i cosiddetti servizi ecosistemici, che il MEA definisce come “i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano”. Anche se le categorie inizialmente ipotizzate sono state ampliate e dettagliate dall’Agenzia Europea dell’Ambiente all’interno della Common International Classification of Ecosystem Services - CICES, rimane utile per semplicità suddividere i servizi ecosistemici in tre (o quattro) grandi gruppi.
1. Servizi di approvvigionamento
Sono quelli che forniscono nutrimento, materiali ed energia. Vi ricadono dunque le fonti di cibo (animali, vegetali, funghi, alghe, etc.) che vengono coltivate, allevate o direttamente raccolte o cacciate in natura, ma anche tutti i materiali che derivano da esseri viventi, come fibre, legno, cellulosa, fertilizzanti e mangimi e pure il materiale genetico per processi industriali e farmaceutici (come per esempio le sostanze medicinali).
Il caso del caffè, in questo contesto, è particolarmente esemplare. La biodiversità prima ci ha fornito le due specie - “arabica” (Coffea arabica) e “robusta” (Coffea canephora) - che da centinaia di anni vengono coltivate per produrre una delle bevande più consumate al mondo e che oggi sostengono un mercato multimiliardario. E sempre la biodiversità oggi ci offre la soluzione alle minacce a cui le due specie stanno andando incontro: i cambiamenti climatici (in particolare l'aumento dell'incidenza e della durata della siccità), la diffusione e la crescente gravità di patogeni fungini devastanti, l'emergere e il diffondersi di altre malattie e parassiti. Per affrontare queste sfide, infatti, i coltivatori fanno riferimento sia alle varianti selvatiche di arabica e robusta, sia alle altre specie selvatiche di caffè. Tra Africa tropicale, isole dell'Oceano Indiano, Asia e Oceania, in natura esistono ben 124 piante diverse che presentano caratteristiche utili per lo sviluppo del caffè e che saranno fondamentali, nei prossimi anni, per tutto il settore poiché custodiscono una “collezione” enorme di geni differenti che possono essere utilizzati per contrastare la siccità, i parassiti e le altre problematiche del settore.
Anche l’acqua potabile è considerata un servizio ecosistemico di approvvigionamento, così come lo sono le fonti di energia (sia le biomasse, sia il “lavoro fisico” prodotto da animali domesticati come cavalli, bovini, elefanti) da cui tanto dipendiamo.
2. Servizi di regolazione e supporto
Gli ecosistemi sani regolano i flussi di materiali solidi (sedimenti, neve, roccia), quelli idrici e dell’atmosfera. Questo ci protegge dai rischi idrogeologici, come slavine, mareggiate, valanghe, inondazioni, e da quelli che derivano dagli eventi estremi: siccità, tempeste, incendi. Ma gli ecosistemi contribuiscono anche al mantenimento delle condizioni fisiche, chimiche e biologiche: basti pensare all’impollinazione, alla dispersione dei semi da parte di diverse specie animali, al mantenimento della fertilità dei suoli, alla regolazione del clima con il sequestro di anidride carbonica e al controllo di temperatura e umidità a scala regionale o locale, come ad esempio nelle nostre città. Ma non finisce qui: gli ecosistemi svolgono anche attività di filtro e degradazione di sostanze tossiche, come nel caso della fitodepurazione, della decomposizione, della mineralizzazione, del sequestro di inquinanti nel suolo e della diluizione di sostanze tossiche in acqua o aria.
Gli ecosistemi hanno anche un effetto regolatore su malattie e pandemie: un recente articolo apparso su Nature, condotto tramite l’analisi di quasi 1.000 studi sui fattori ambientali globali alla base dell’insorgenza e diffusione delle malattie infettive, ha mostrato che queste ultime sono in aumento e spesso hanno origine nella fauna selvatica. I ricercatori hanno scoperto che, tra tutti i fattori di “cambiamento globale” che stanno distruggendo gli ecosistemi, la perdita di specie è la più cruciale nell'aumentare il rischio di epidemie, seguita dai cambiamenti climatici e dall'introduzione di specie non autoctone. In parole semplici, la perdita di biodiversità aumenta le malattie, con enormi ricadute di tipo sanitario, sociale ed economico.
3.Servizi culturali
Sono i più difficili da valutare in termini economici, dato che fanno riferimento alle nostre “interazioni” di tipo fisico, intellettuale, spirituale e simbolico con la natura. Però è intuitivo comprendere che gli ecosistemi naturali hanno una funzione “di riferimento” essenziale per il nostro benessere: sempre più studi mostrano come il contatto con la natura abbia effetti positivi sulla nostra capacità di attenzione, sulla nostra creatività, sul nostro equilibrio emotivo. E parimenti è sotto gli occhi di tutti la crescente fetta di mercato occupata dal cosiddetto eco-turismo, che spazia dal trekking al bird-watching fino al diving e alla pesca. Inoltre, un ecosistema funzionante e in buono stato contribuisce al mantenimento della salute umana offrendo opportunità di riflessione, arricchimento spirituale, sviluppo cognitivo, creazione ed esperienza estetica: si pensi, a questo proposito, a quanto la natura sia oggetto di rappresentazioni simboliche o addirittura venerazione e culto.
Possiamo ripagare la natura per i servizi che ci offre?
I servizi ecosistemici di una determinata area possono essere quantificati a livello economico, permettendo di strutturare un sistema di pagamento per i servizi ecosistemici (PES), che serve a coprire i costi sostenuti da chi gestisce e tutela la zona che fornisce i servizi. A pagare sono i fruitori di quel determinato servizio. In questo modo è possibile innescare un circolo virtuoso in cui gli ecosistemi vengono mantenuti integri, con una inalterata o aumentata capacità di fornire i servizi di cui noi beneficiamo. I PES costituiscono un meccanismo per la gestione sostenibile delle risorse naturali, basati sul mantenimento della funzionalità degli ecosistemi, delle aree semi naturali e della fornitura dei servizi ecosistemici e sono ritenuti rilevanti per implementare la Strategia UE per la Biodiversità al 2030.
Si tratta di un modo nuovo di guardare alla natura che rischia di semplificare sistemi complessi come sono gli ecosistemi, le cui funzionalità noi abbiamo compreso solo in parte, analizzando solo una limitata porzione delle relazioni che vi intercorrono. Ma forse è proprio questa la via più efficace per risolvere il problema di come costruire un futuro sostenibile.
Bibliografia
CICES V5.1; Haines-Young, R. and M.B. Potschin. “Common International Classification of Ecosystem Services (CICES) V5.1” and “Guidance on the application of the revised structure”, available from http://www.cices.eu, 2018.
Aaron P. Davis, Helen Chadburn, Justin Moat, Robert O’Sullivan, Serene Hargreaves, and Eimear Nic Lughadha (2019). High extinction risk for wild coffee species and implications for coffee sector sustainability. Science Advances 16 Jan 2019, Vol 5, Issue 1. https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.aav3473
MA (2005). Millennium Ecosystem Assessment. Ecosystems and Human Well-being. Island Press,Washington, D.C. https://www.millenniumassessment.org/documents/document.356.aspx.pdf
Mahon, M.B., Sack, A., Aleuy, O.A. et al. (2024). A meta-analysis on global change drivers and the risk of infectious disease. Nature 629, 830–836 (2024). https://doi.org/10.1038/s41586-024-07380-6
TEEB (2010). The Economics of Ecosystems and Biodiversity Ecological and Economic Foundations. Edited by Pushpam Kumar. Earthscan, London and Washington. https://teebweb.org/publications/teeb/
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