Tutto quello che non pensavi di voler sapere sulle api


Alcune sono regine, altre solitarie, altre ancora producono uno degli alimenti più dolci che esistono. E la loro festa è proprio oggi, il 20 maggio. Stiamo parlando delle più conosciute tra gli insetti impollinatori, le api. La Giornata mondiale delle api, che cade oggi, è l’occasione per conoscere meglio i segreti, la biologia e le curiosità di alcune specie di questi incredibili insetti.

Ad oggi conosciamo circa 20.000 specie di api. Senza di loro, la biodiversità del nostro pianeta sarebbe gravemente a rischio e la produzione di cibo subirebbe un forte calo. Perché a livello mondiale circa il 70% delle principali colture agrarie dipende dall’attività degli impollinatori. E in Europa la percentuale raggiunge l’80%. In questo scenario le api, le più famose tra gli impollinatori, ricoprono un ruolo fondamentale. Ma non tutte sono uguali e ogni specie nasconde curiosità e segreti. La Giornata Mondiale delle api, che cade proprio oggi, è l’occasione per addentrarci nel loro mondo. Per scoprirne l’unicità e comprendere quanto sia importante proteggerlo, anche per la nostra sopravvivenza.

 

1. Non tutte le api pungono

I meliponini, parte della famiglia Apidae che da sola conta quasi 6.000 specie, sono tipici degli ambienti tropicali. La maggior parte di loro abita tra Centro e Sud America, ma non è difficile trovarli anche in Asia, Africa e Australia. Sono api sociali, ma hanno un’organizzazione molto differente rispetto all’Apis mellifera. Per esempio, i favi (cioè le celle esagonali che compongono il nido) che contengono la covata sono disposti in orizzontale, e le scorte di polline e nettare sono raccolte in strutture a forma di ampolle, composte da resine vegetali e cera prodotta dalle api stesse. Nelle zone tropicali il loro miele viene raccolto e utilizzato anche a scopi medici. La loro caratteristica più interessante? Non pungono! Il loro pungiglione è talmente piccolo che non sono in grado di utilizzarlo. Per difendersi, mordono. Questa specie ha infatti le mandibole molto più sviluppate rispetto alla maggior parte delle altre api.

 

2. Alcune resistono fino a 47°C

L’Apis cerana japonica ha sviluppato un interessante meccanismo di difesa contro l’attacco del calabrone gigante giapponese (Vespa mandarinia japonica). Il predatore attacca le colonie di api e vespe sociali ed è in grado di ucciderne grandi quantità in brevissimo tempo. Una volta individuato il nido, il calabrone rilascia un particolare ormone per marcare l’area di caccia. Ed è proprio questo il suo passo falso: l’Apis cerana japonica è infatti è in grado di individuare la presenza dell’ormone prodotto, attivando così le api predisposte alla difesa dell’ingresso del nido. Nel momento in cui un calabrone viene intercettato, centinaia di api lo circondano, formando una vera e propria palla che aumenta la temperatura fino a 47˚C. Per il calabrone non c’è scampo perché se le api riescono a resistere a questa temperatura, per lui è troppo elevata per sopravvivere. Perché hanno sviluppato questa capacità? Perché per queste api è impossibile attaccare il calabrone pungendolo: il predatore ha infatti un esoscheletro così robusto da non essere perforabile in alcun modo.

 

3. L'ape più grande al mondo è l'Apis laboriosa

La catena dell’Himalaya ospita le api più grandi esistenti sulla Terra. Appartengono alla specie Apis laboriosa e gli adulti possono raggiungere i 3 cm di lunghezza. Sono api sociali in grado di creare enormi nidi costituiti da un favo a forma di semicerchio, che arrivano a misurare oltre 1 m di diametro. I loro luoghi preferiti sono le sporgenze di pareti rocciose, tra i 2500 e i 3000 m di altitudine, anche se per alimentarsi possono spingersi fino ai 4000 m. A quote più basse e leggermente più piccola (anche se raggiunge facilmente i 2 cm di lunghezza) è diffusa anche l’Apis dorsata.

 

4. Non tutte le api fanno il miele

Le specie di "api da miele" sono un numero davvero molto ristretto. Appartengono tutte al genere Apis e si contano letteralmente sulle dita di due mani: A. andreniformis, A. florea, A.cerana, A. koschevnikovi, A. nigrocinta, A. dorsata, A. laboriosa e A.mellifera. Ad eccezione di quest’ultima, che ha origine africana ma si è ampiamente diffusa anche in Europa, le altre specie provengono dall’Asia. E anche se tutte e 8 producono miele, l'uomo è in grado di allevare solo la A. Mellifera e la A. cerana, che nidificano costruendo più favi nelle cavità di rocce o tronchi. Questi luoghi sono i più semplici in cui raccogliere il miele senza portare al collasso la colonia o costringerla a spostare il nido da un’altra parte. Le altre specie, invece, preferiscono alti alberi o pareti rocciose, e l’unico favo che costruiscono è presidiato da api adulte che lo proteggono dagli agenti esterni.

 

5. Alcune api sono solitarie

A differenza delle api sociali (come l’Apis mellifera), che vivono in una colonia composta da migliaia di individui, la maggior parte delle specie di api sono api solitarie. La grande differenza sta nelle diverse organizzazioni del nido: se in quelli delle api sociali si trovano diverse generazioni sovrapposte con una precisa organizzazione, le api solitarie non formano alcuna colonia. Dopo la fecondazione, la femmina di questa famiglia scava nella terra o nel legno per creare il proprio nido, dove depone le uova. E prima di sigillare la cella della deposizione e continuare con la successiva, lascia accanto a ogni uovo una speciale pasta di polline e nettare. Una volta concluso il lavoro, l’ape sigilla l’ingresso della cavità e vola alla ricerca di un altro luogo accogliente in cui deporre altre uova.

 

6. Il miele non è facile da fare!

Le api bottinatrici sono quelle che raccolgono il nettare e lo riportano all’alveare. Ma una volta arrivato a destinazione, il miele non viene subito immagazzinato. Per prima cosa avviene il processo chiamato “trofallassi”, un passaggio di bocca in bocca dalla bottinatrice alle altre api, che serve sia per nutrire le api che rimangono nell’alveare, sia per trasformare il nettare in un alimento di riserva, il miele Grazie a questo processo, il nettare viene deidratato e subisce una trasformazione grazie agli enzimi presenti nello stomaco delle api.  Una volta pronto, il prodotto viene accumulato nelle celle, che vengono sigillate solo quando il miele è maturo.

 

A qualsiasi specie appartengano, le api sono fondamentali per il nostro benessere e quello del Pianeta che abitiamo. Proteggerle deve essere una missione condivisa. Per scoprire come contribuire concretamente alla loro tutela e conoscere altre curiosità, scarica il nostro manuale “Chi ci ronza intorno?”.

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