Di bozza in bozza al testo finale: gli accordi presi e gli obiettivi mancati alla 27esima conferenza sul clima di Sharm el-Sheik
La COP27 si conclude nella mattinata di domenica 20 novembre, dopo una lunga notte di negoziati. Il testo finale è il risultato dell’ulteriore lavoro di trattativa sulla bozza del 18 novembre, che risulta complessivamente più breve e meno ambiziosa rispetto a quella precedente, ed è considerato piuttosto insoddisfacente dalla comunità internazionale. Perché se è vero che è stato approvato il “Loss and damage”, un fondo per compensare i Paesi che già oggi soffrono le conseguenze dei cambiamenti climatici, non è ancora chiaro di quanti soldi disporrà e chi dovrà metterli. E gli accordi sul fronte della mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici sono scoraggianti: nulla di fatto sulla riduzione dell’uso dei combustibili fossili, né sul contenimento entro il 2025 del picco delle emissioni inquinanti. Anche sull’uso del carbone non è stata stabilita alcuna restrizione più severa. Il testo è inoltre molto generico riguardo all’impegno dei paesi di contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi. Rimane deluso ancora una volta l’obiettivo di stanziamento di 100 miliardi l’anno per la finanza climatica proposto durante la COP15 che, dicono gli esperti, oggi dovrebbe comunque arrivare a 5000 miliardi al 2030.
Per proporre una sintesi esaustiva del testo approvato abbiamo seguito gli aggiornamenti forniti da Italian Climate Network.
Nella parte introduttiva del testo viene riconosciuto il cambiamento climatico come una preoccupazione globale dell’umanità. Si sottolinea inoltre che le azioni per affrontarlo devono comprendere obblighi su molti diritti: umani, diritto alla salute, diritti dei popoli indigeni, delle comunità locali, dei migranti, dei bambini, delle persone con disabilità e delle persone in situazioni vulnerabili e diritto allo sviluppo. E ancora, uguaglianza di genere, empowerment delle donne ed equità intergenerazionale. Purtroppo, però, questo rappresenta solo un richiamo all’introduzione dell’accordo di Parigi e manca un riferimento al fatto che le Parti dovrebbero tenere in considerazione gli effetti dovuti ai cambiamenti climatici subìti dalle categorie più vulnerabili. Inoltre, viene cancellato il riferimento – che pure era stato inserito giovedì 17 – al diritto al più elevato livello di salute mentale e viene rimosso il riconoscimento, come un diritto umano, all’avere un ambiente pulito, sano e sostenibile.
Si cita inoltre l’impegno a sviluppare una roadmap per il raddoppio dei finanziamenti per l’adattamento entro il 2025, sottolineando che i singoli Paesi industrializzati dovranno aggiornare di anno in anno le informazioni sullo stato di avanzamento dei propri lavori.
Si riafferma l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C.
Energia
È su questo fronte che vengono fatti più passi indietro. A differenza della prima bozza, in cui si riconosceva l’urgenza di accelerare una transizione pulita e giusta (clean and just) verso le energie rinnovabili, nel testo finale c’è un solo riferimento alle emissioni zero entro il 2050 e solo nella sezione finanza. Inoltre, si parla di phase down del carbone e di phase out nei riguardi dei sussidi per i combustibili fossili, riferendosi solo a quelli inefficienti, secondo le necessità nazionali. Questo punto, di fatto, a queste condizioni, rappresenta uno dei più deboli del testo.
Mitigazione
I Paesi non hanno ancora aggiornato i rispettivi NDC (Nationally Determined Contributions, ossia piani nazionali avanzati dai governi di tutto il mondo durante la COP21 per la riduzione delle emissioni di gas clima alteranti) e non sono in linea con l’obbiettivo di mantenere l’aumento di temperatura entro 1,5°C, che rimane tuttavia confermato. La presidenza della COP27 ha richiesto che si sottoscrivano gli NDC in linea con l’accordo di Parigi entro il 2023.
Adattamento
Le parti prendono atto del fatto che ci sia un forte gap di adattamento tra i livelli attuali e le necessità per rispondere in modo resiliente agli impatti dei cambiamenti climatici. Eppure, pur suggerendo l’importanza di una pianificazione adeguata, non si fa riferimento all’implementazione di piani nazionali per l’adattamento. Gli osservatori di Italian Climate Network dichiarano infatti che "anche quest’anno i risultati della comunità scientifica sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici vengono messi in secondo piano”.
Rispetto al testo di giovedì 17 novembre mancano alcuni punti fondamentali (Delegazione Italian Climate Network, 2022):
• non c’è un riferimento specifico alla necessità per le Parti di dotarsi di Piani Nazionali di Adattamento, nonostante molti Paesi ancora non lo abbiano (Italia compresa);
• è stato tolto il riferimento all’utilità delle conoscenze tradizionali, locali e delle popolazioni indigene nello sviluppo delle politiche di adattamento, adeguate ed efficaci ai territori.
Nuovi obiettivi
Le Parti “riconoscono l’importanza” del Global Goal on Adaptation (GGA) per la realizzazione efficace dell’Accordo di Parigi e si fa inoltre riferimento alla decisione di COP26 sul lancio del programma di lavoro Glasgow – Sharm el-Sheikh sul GGA. Nel documento vengono resi noti i risultati raggiunti nel primo anno dal programma e si attende la conclusione entro la COP28.
Viene sottolineata l’“urgenza” di avere un chiaro obiettivo globale sull’adattamento, in modo da indirizzare i finanziamenti e i mezzi per l’implementazione dai Paesi sviluppati verso i Paesi del sud del mondo. Durante la COP26 a Glasgow, i Paesi si erano impegnati a presentare entro questa COP aggiornamenti dei propri impegni nazionali almeno con una direzione compatibile con lo scenario +1,5°C, ma l’impegno è stato portato a termine solo da 33 Paesi su quasi 200. La decisione finale di COP27 invita quindi nuovamente i Paesi a riconfermare i propri impegni, presentando aggiornamenti entro la fine del 2023.
Interessante la conclusione che con tre paragrafi sulla necessità di avere dei sistemi di allerta per gli eventi meteorologici estremi. In particolare, si richiama l’appello fatto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, durante la Giornata Mondiale della Meteorologia 2022, “affinché tutte le Nazioni del mondo siano protette da un sistema di allerta entro i prossimi cinque anni, con il supporto di partner di sviluppo e istituti finanziari internazionali per l’implementazione di questa iniziativa”. Perché un terzo del mondo, compreso il 60% dell’Africa, non ha accesso a sistemi di allerta e a servizi informativi sul clima.
Loss and damage
Gli osservatori di Italian Climate Network sottolineano come invece un passo avanti sia rappresentato dall’impegno dei governi di considerare la sicurezza alimentare come parte integrante dei diritti umani e nel ritenere la crisi climatica una causa aggravante di questo diritto. C’è invece un significativo passo indietro: diversamente dalla prima bozza, che garantiva l’accesso all’elettricità a 758 milioni di Paesi che ancora ne sono sprovvisti, questa disposizione viene cancellata e non si fa menzione della volontà di decarbonizzare del 90% il settore energetico entro il 2050.
Sul loss and damage il risultato è invece storico. Nonostante l’iniziale indecisione di Usa e Cina, è stata approvata la proposta della UE del 18 novembre: unire mitigazione, perdite e danni in un fondo a compensazione per i Paesi del Sud del mondo più vulnerabili, che dovrà essere operativo entro la COP28. Proposta chiave perché smuove il supporto a questa proposta da parte di molti attori. Ma non è stata stabilita l’entità del fondo, né le responsabilità economiche di dettaglio dei singoli paesi, decisioni rimandate alla COP28.
Giovani e partecipazione
Promossa l’inclusione giovanile nei processi decisionali (l’iniziativa Youth4Climate però non viene citata). Per la prima volta viene nominato il primo Delegato Giovanile della Presidenza della COP. “Fondamentale che nel documento finale ci sia un riferimento ai giovani, per creare meccanismi partecipativi sia all’interno dei negoziati sia successivamente nei rispettivi Paesi. Parlare dei fondi e trovare i fondi, non solo per il lost and damage, ma anche per le questioni sociali e culturali è fondamentale”, dice Roberta Bonacossa di Change for Planet, una delle rappresentanti della voce dei giovani alla COP27.
Finanza
Un risultato deludente è rappresentato dal mancato raggiungimento dell’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari l’anno per la finanza climatica (impegno preso alla COP15 di Copenaghen). Tuttavia gli esperti di finanza climatica stimano che i finanziamenti da parte dei Paesi più ricchi a beneficio dei Paesi più vulnerabili in via di sviluppo dovrebbero raggiungere i 1.000 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2025 fino a 5.000 miliardi per il 2030.
Rimane la proposta di una riforma del sistema finanziario globale, ormai palesemente inadeguato rispetto alla sfida alla crisi climatica. Rappresenta un aspetto molto importante l’inclusione del tema dell’allineamento dei flussi finanziari agli obiettivi di Parigi, anche secondo le nuove linee guida ONU anti-greenwashing.
Biodiversità
Nonostante si parli della necessità di affrontare la crisi climatica e la perdita della biodiversità in modo sinergico, si nota la totale mancanza di una sezione dedicata esclusivamente a questo tema e di un riferimento alla prossima COP15 sulla biodiversità. Solo un breve accenno in merito alle Nature Based Solutions. Un altro passo indietro riguarda gli oceani: indicati nelle prime bozze come oggetto di meeting e dialoghi strutturati nel 2023, sono stati poi cancellati dalla versione finale insieme ai riferimenti all’aumento di finanziamenti ai Progetti REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation).
Se questa COP lascia delusi su diversi aspetti, con decisioni rimandate e impegni (NDC) non aggiornati, porta con sé un risultato mai raggiunto prima: per la prima volta i Paesi emergenti e vulnerabili hanno ottenuto che l’Occidente portasse l’attenzione sulle loro posizioni. Il nuovo fondo per il Loss and Damage rappresenta la nascita di un sistema di compensazioni a livello globale condiviso e non imposto dai Paesi più ricchi.
Il prossimo passo sarà scoprire come il fondo verrà sviluppato e chi contribuirà concretamente alla sua creazione.
Riferimenti
Delegazione Italian Climate Network. (2022, 11 18). COP27: A CHE PUNTO SIAMO ARRIVATI? Tratto il giorno 11 20, 2022 da www.italiaclima.org: https://www.italiaclima.org/cop27-a-che-punto-siamo-arrivati/
Delegazione Italian Climate Network. (2022, 11 20). LA COP AFRICANA SBLOCCA IL SISTEMA, MA MITIGAZIONE E FINANZA RIMANDATE AL 2023. Tratto il giorno 11 20, 2022 da www.italiaclima.org: https://www.italiaclima.org/la-cop-africana-sblocca-il-sistema-ma-mitigazione-e-finanza-rimandate-al-2023/
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